Vasseur al Corriere spiega il no a Newey

La Formula 1 riparte in Olanda e Fred Vasseur ha deciso di parlarne con Daniele Sparisci del Corsera. Ecco qualche estratto dell’intervista

Perché si aspetta una seconda parte di stagione migliore?

«Non è un campionato facile da leggere. Se guardiamo ai numeri siamo andati molto meglio dell’anno scorso: due vittorie, undici podi, il 50% di punti in più. Certo, poi ci sono stati anche parecchi alti e bassi, ma è così per ogni team. La lotta è ravvicinatissima, ogni piccolo cambiamento crea grandi differenze in classifica».

Perché la Ferrari vive di alti e bassi?

«Non è tutto bianco o nero. A livello di classifica andavamo meglio nei primi mesi, è vero. Ma sui tempi parliamo sempre di pochissimi decimi di differenza, non di mezzo secondo. In alcune gare abbiamo sbagliato, in Canada con la pressione delle gomme. Dalla Spagna sono comparsi problemi legati agli sviluppi. Siamo dovuti tornare indietro perdendo un mese e mezzo di evoluzioni, a Spa ci siamo ripresi».

Aggiornamenti inefficaci, non vanno collegati alla tensione della riorganizzazione del reparto tecnico?

«Assolutamente no. Ciò che abbiamo portato in pista a giugno era stato concepito prima di aprile. Quello che vedremo a Monza o a Singapore è nato prima della sosta estiva».

Parla di stabilità, ma in parecchi hanno lasciato la Ferrari (fra i quali il direttore tecnico Enrico Cardile). Come si conciliano le due cose?

«Stabilità non significa tenere Cardile. Vuole dire avere un gruppo di comando solido, con oltre centro persone, fra le più importanti dell’intera azienda Ferrari, ci incontriamo regolarmente per confrontarci. Siamo un’organizzazione nella quale il collettivo conta più del singolo».

Dunque, ha fiducia nel gruppo attuale?

«Certo. Ma sono anche convinto che abbia bisogno di rinforzi, e infatti abbiamo assunto 60 persone in 12 mesi senza fare pubblicità. L’unico di cui si è parlato è Loic Serra (ingegnere ex Mercedes, operativo dal 1° ottobre ndr), ma soltanto perché è uscito il suo nome, e non da qui. Infine, c’è anche un altro aspetto: con il budget cap è impossibile tenere sempre gli stessi».

Continuità anche per la Rossa 2025. Perché dovrebbe lottare per il Mondiale?

«Credo che già quest’anno siamo in lotta. Abbiamo vinto, quindi il potenziale c’è nonostante alcuni errori. E comunque lo sviluppo della Ferrari 2025 procede bene e l’anno prossimo sarà anche “peggio” di questo». 

In che senso «peggio»?

«Ancora più tirato. Tutti smetteranno da subito di aggiornare per concentrarsi sul progetto 2026, completamente diverso. Già a inizio stagione conosceremo i veri valori».

Il gruppo conta più del genio?

«Sì, è una conseguenza del budget cap. Prima Red Bull, Ferrari, Mercedes avrebbero speso senza limiti, ora non è possibile e devono essere più efficienti. Altre squadre invece sono abituate a muoversi con risorse ridotte. Anche questa è una lezione e il risultato è un campionato mai visto dove possono vincere in otto».

La nuova struttura tecnica della Ferrari sarà diversa da quella di prima?

«No». 

Ci sarà sempre un direttore tecnico o il ruolo sarà diviso fra varie figure?

«Ci sarà un dt, arriverà dall’esterno. Dovremmo annunciarlo dopo Monza».

A proposito di rivoluzioni, quella di Newey che fine ha fatto?

«Ho sempre detto che il gruppo viene al primo posto. Vale per gli ingegneri, per i piloti e per chiunque. Non è la somma dei talenti che genera prestazioni ma una giusta combinazione di fattori. Il Psg ha sempre preso i migliori, eppure non ha mai vinto la Champions. Noi invece siamo sulla buona strada».

Segnatevi queste risposte. Tra un anno vedremo se ha avuto ragione se poi dal 2026 la Aston Martin di Newey dovesse andare meglio della Ferrari… beh non ci sarebbero più scuse. Io sono convinto che alla Ferrari servisse di più un Newey di un Hamilton, spero di sbagliarmi. E comunque averli tutti e due sarebbe stato un gran colpo.

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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